L’Alba delle Dolomiti, un palcoscenico naturale

“Le Dolomiti. Sono pietre o sono nuvole? Sono vere oppure è un sogno?” – Dino Buzzati

C’è un momento, tra la notte e il giorno, in cui il mondo sembra sospeso e ovattato. Lentamente il sole sorge e il cielo si tinge di sfumature dorate, mentre le cime delle Dolomiti si colorano di rosa. L’Enrosadira illumina il palco dell’Alba delle Dolomiti e la musica prende vita, fondendosi con la natura in un abbraccio perfetto.

È un rito collettivo che si ripete ogni anno. Nel buio della notte, in quell’istante che precede l’arrivo dei primi raggi del sole, gli spettatori si incamminano lungo i sentieri. Il silenzio è interrotto solo dal suono dei passi, mentre i frontalini delineano strisce di luce in continuo movimento.

Il luminoso corteo raggiunge lentamente il luogo del concerto, e piano piano si scioglie in mille puntini colorati che si sparpagliano sul prato e sui sassi. Giacche imbottite, berretti di lana, guanti pesanti: il popolo dei Suoni è pronto per accogliere l’alba a ritmo di musica.

Non ci sono spalti né palcoscenici convenzionali: solo gli artisti, gli strumenti e le Dolomiti che gradualmente si riempiono di luce. Ogni nota si mescola con il vento e scivola lungo le rocce, rendendo l’Alba delle Dolomiti un’esperienza immersiva, che tocca le corde delle emozioni più profonde.

Nell’agosto nel 2004 furono gli artisti Mario Brunello, Paolo Fresu, Erri De Luca, Marco Paolini, Stefano Benni e Alessandro Baricco i protagonisti della prima edizione de L’Alba delle Dolomiti. I luoghi scelti omaggiavano diverse zone del Trentino: Rifugio Alimonta nelle Dolomiti di Brenta, Rifugio Damiano Chiesa sul Monte Baldo, Rifugio Vajolét nelle Dolomiti di Fassa e Rifugio Giovanni Segantini in Presanella.
Proprio Fresu, al Rifugio Vajolét, scoprì mille stimoli nelle risonanze del luogo. Le folate sonore del flicorno colpivano le pietre e le pareti vicine di Punta Emma rimandavano un’eco secca, possente, squillante. Il fondale della montagna sempre presente con echi, riverberi, rimandi.

Nel 2013, sul Col Margherita in Val di Fassa, fu Ezio Bosso a colorare di Bellezza l’Alba delle Dolomiti, eseguendo una nuova composizione con l’Italian Cello Consort e suscitando nel pubblico un’ondata di commozione e gratitudine. Lacrime, sorrisi e addirittura una proposta di matrimonio. C’era magia nell’aria, c’era elettricità.

Più di recente, nel 2023 l’Alba si è svolta a Camp Centener, sopra Madonna di Campiglio, e nel 2024 a Prà Castron di Flavona, sempre nelle Dolomiti di Brenta, con i Camerata RCO – Musicisti della Royal Concertgebouw Orchestra.

Per l’edizione 2025, il concerto dell’Alba tornerà sul Col Margherita il 4 settembre. Un’esperienza mai uguale, perché ogni alba è diversa, ogni concerto è unico, ogni emozione è irripetibile.

“La musica ha bisogno del silenzio che precede la prima nota e che si insinua tra una nota e l’altra. In montagna questo silenzio diventa profondo, come può essere enorme una parete. L’alba dà un tocco in più al silenzio: ci abbina la magia, il colore, l’emozione particolare, tangibile, della gente. Questa punta di commozione in più mi sembra che avvicini ancora maggiormente i musicisti al pubblico: è valsa la pena imparare a suonare il violoncello per partecipare a questo tipo di eventi.”

– Mario Brunello –